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L'albero di Raffaele (sogno lucido 2012)

All'alba del sei aprile del duemilaundici Raffaele spirò ed il mio cuore si spezzò per sempre.

Pregai Dio di poterlo rivedere almeno una volta in sogno, ma dovetti aspettare quasi un anno finché una notte sentii dei rumori alla finestra della camera da letto, qualcuno stava lanciando dei sassolini.

Mi alzai, era quasi l’alba e vidi nel giardino una sagoma bianca luminosa.

Scavalcai la finestra e saltai giù.

Era lui, era proprio lui.

Finalmente il mio sogno lucido si stava verificando.

Raffaele era in piedi fra i due grandi alberi di albicocche ed emanava una tenue luce biancastra, indossava un abito bianco così come ogni accessorio del suo elegante abbigliamento, persino l’orologio da polso.

Era sorridente e mi fece cenno di avvicinarmi.

La gioia nel rivederlo fu indescrivibile e subito lo subissai di domande, ma lui mi interruppe all'istante, mi prese la mano e se la poggiò sul cuore dicendomi: “Ecco cosa provo!”

Le mie sensazioni furono incredibilmente simili al Sogno “Il Libro del destino” fatto più di trenta anni prima, tuttavia questa volta molto più forti e nitide.

Ciò che stavo provando era così magnificente e reale che non riuscivo a staccare la mano dal suo cuore, finché il mio braccio iniziò ad illuminarsi della stessa luce da lui emanata, mentre i suoi occhi mi guardavano con un amore infinito.

In pochi istanti il mio corpo si fuse con il suo propagando attorno a noi una luce sfolgorante, ma in quell'attimo lui gridò staccando con forza la mia mano dal suo petto. Il suo corpo divenne abbagliante caricato dalle nostre energie, mentre il mio pian piano si spense. Raffaele si volse e poggiò sul tronco dell’albicocco alla sua destra entrambe le mani, dalle quali fuoriuscì una luce bianchissima insieme ad un materiale fluido e incandescente simile a lava che illuminò come una torcia l’albero di albicocche. Poi carezzandomi la guancia mi disse che non era giunto il momento per andare con lui, cercai allora di afferrare la sua mano, ma Raffaele era già sparito.


Post scriptum:

Circa una settimana dopo, mentre sistemavo le piante in giardino, mi accorsi che uno dei due grandi alberi di albicocche, lo stesso che si era illuminato nel sogno, pendeva vistosamente da un lato ed era tutto ingiallito.

Mi avvicinai per capire meglio.

Poggiai la mano sul tronco e l’albero cadde schiantandosi a terra, per fortuna senza investirmi. Quella pianta che fino a pochi giorni prima godeva di ottima salute, si era essiccata.

Chiamai il giardiniere, il quale restò esterrefatto nel constatare che l’albero non avesse più radici e la base del tronco fosse carbonizzata come se colpito da un fulmine, mentre ammutolito osservava la buca dove risiedeva da anni completamente annerita e ricolma di carbonella.

Il giardiniere non seppe dare una spiegazione logica all'accaduto anche in considerazione del fatto che in quei giorni non c’erano stati temporali con fulmini.

Ma io si!



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