TORMENTI

terza classificata al Concorso Internazionale "Il Calamaio d'Argento"

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Giammai volle saper né mai conobbe
quel fato ostil che l'ebbe sì fanciulla
latenti furon quei sospiri dubbi
c'accolser la sua venuta nella valle brulla

giacché fu detta sì condanna eterna
sempre costante fu l'indifferenza
né mai fu spenta la flebile lanterna
c'alimentò di luce la coscienza 

furon così eterni i suoi tormenti
non vollero placarsi oscuri i mali
che poi l'indussero a valicar le menti
per poi tornare ad essere sì tali

brucian dolenti gl'inferi e l'anima sua
c'agogna pace e libertà futura
cieca è la notte nel ritrovar la prua
sgorga anelante il sogno di paura

perdendo si va ancora il canto muto
in quelle lande sterili e morenti
sordo ne rimarrà quel grido acuto
si smarrirà perdendosi nei venti

ASCOLTARE

Vivere nei cieli astrali
sempre felici di essere
nella luce è l'amore
nel buio è il tormento
sconfitte
le barriere del tempo
soste millenarie sono gli affanni
saper di essere 
eppur non essere
ma la gioia infinita 
è quella 
che ti da la consapevolezza 
di essere nel giusto 
e di amare tutto
senza indugi
l'amore universale è
dell'uomo è nella natura
che al cospetto di Dio è
pochezza
sappi prender i momenti
che la vita ti regala
assaporali con gioia
dona il tuo cuore 
regala sempre una
parola e un sorriso 
a coloro che soffrono
perché 
non conoscono l'amore.

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PERDUTA NELL'ETERNITA'

menzione di merito per l'uso delle figure retoriche al Concorso Internazionale "I Colori delle Parole"

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Un dì s'accorse d'essersi perduta
mentre vagava l'anima sua fra i sensi
d'un tratto l'armonia si fece muta
si spensero quei giorni fatui e melensi

l'eden l'avea accolta un dì lontano
stordito s'era il cor di tanto ardore
ignara s'inoltrava piano piano
nell'incantato bosco dell'amore

donò anima e corpo senz'indugio
certa che il fato fosse un re clemente
giammai cercò riparo né rifugio
scevra d'inganni abbandò la mente

mille o più di mille furon quei baci
quelle carezze languide e suadenti
magiche notti scandevan ore audaci
l'oblio fluttuava libero tra i venti

non seppe allor capir colui chi fosse
quel volto che l'avea sì tanto amata
cosparsa  l'ebbe la via di rose rosse
lei gli credetti e fu così dannata

passaron sul  suo corpo i mesi e gli anni
lasciando i segni delle vane attese
la gioia cedette il posto a quei malanni
il cor s'inaridì ma non s'arrese

fuori dall'uscio stette come un cane
fedele attese briciole di vita
s'accontentò di acqua e poco pane
riempir la ciotola per lui fu cosa ardita

negate allor le furon le speranze
sgorgaron sul suo volto amare stille
cessò la melodia con le sue danze
s'abbandonò il vigor al fato imbelle

furon momenti d'atroce smarrimento
fitti quei spini le infliggean dolore

con l’animo sconvolto dal tormento,

il suo stiletto spinse in fondo al cuore

MONDO NUOVO

Membra dilaniate e stanche
viscerali pensieri scossi e confusi
anima che giace inerme
agli assalti del furente dolore

Sconosciuti momenti di pace
agognati attimi silenti 
dolori senza fine ... laceranti
cieche le pupille nel ritrovar la via

Tormenti ricorrenti accorron
aggrovigliati i mali giungono
flebile alito d'effimera vita
avvinta la mente rimedio non trova

Voler fuggir ma l'olocausto incombe
sul collo ansima la nera e tetra morte
anelito aggrappato all'anima morente
nel vuoto dell'oblio vagante

Vaga la percezione delle cose appare
remota e ostile la realtà s'affaccia
squarcia il bagliore le antiche tenebre
ridando luce a immagini straniere

Il nuovo mondo ora t'avvolge
della sua luce ricolma è la coscienza 
esulta ora la gioia librandosi nell'aria 
e finalmente approda la tua vela

nel mare dell'eterno amore